Da Palermo ad Agrigento attraverso la Sicilia sulle tracce della storia e della natura
• a cavallo nella Valle dei templi
• Cammarata l'oasi della biodiversità
• Folklore tra pupi e diavoli
Un cammino di confine, lungo una direttrice sud-nord che corre presso quello che per secoli, per millenni, dall’Impero romano alla metà del Novecento, è stato un limes culturale prima che politico.In una terra, il Friuli Venezia Giulia, che in questa sua estremità orientale riassume tutta la bellezza del suo essere timida ma generosa, capace di offrire al visitatore una varietà ricchissima di stimoli, di paesaggi, di esperienze che rimangono nel cuore.
Il Cammino Celeste, o Iter Aquileiense (dalla città che ne segna il punto di partenza ufficiale, Aquileia, con Roma e Bisanzio una delle tre «capitali» della Roma imperiale) parte infatti accompagnato dall’aria salmastra della laguna di Grado, risale attraverso le dolci prospettive collinari del Collio Orientale, dove le vigne costituiscono un piacere per gli occhi e per il palato, e si arrampica quindi tra le valli e le dorsali alpine fino al suo culmine, i 1.780 metri del Monte Lussari e del suo santuario dedicato alla Madonna. Un luogo di fede che rappresenta una meta e un simbolo, un punto di raccordo tra la storia e le storie di mondi – latino, slavo, germanico – che a queste latitudini non sono solo entità politiche, ma significano stratificazione di culture, giustificazione di guerre e di odi secolari, e riconoscimento di un comune vivere e di un comune sentire. Quella Mitteleuropa tanto evocata nei circoli di pensiero, che qui abbandona la sua aurea letteraria, trova una sua radice reale, innestata in un panorama dove la natura regna ancora sovrana, e restituisce il respiro della terra. Il Cammino Celeste nasce – formalmente, nel 2006 – e conquista i passi e gli interessi dei camminatori sempre più numerosi anno dopo anno, accompagnato dall’intenzione di raccontare questo spirito di comunanza al di là delle divisioni, anche aspre e tragiche (basti pensare ai massacri dei due conflitti mondiali, e agli strascichi negli anni confusi del dopoguerra, con conseguenze efferate a queste latitudini), di aprire una via di dialogo e di unione. Ed è per questo che è stato pensato già con un respiro transfrontaliero, che vede convergere su Lussari la via italiana e i due cammini, in corso di ufficializzazione (questione di mesi, dicono i volontari dell’associazione che fa «vivere» il cammino), che si snodano in territorio sloveno e in territorio austriaco, mettendo a sistema tracciati già esistenti nei rispettivi Paesi, ma che ora trovano una direzione nuova.