La natura, la storia, i sapori lungo la bassa via della Valle d’Aosta:
• In MTB tra vigne e meleti
• La via dei castagni secolari
• Lardo d’altura e altre delizie...
Queste montagne non possono essere il prodotto originario dell’Autore della Natura, non possono essere altro che rovine del primo mondo (...) A cosa servono in fondo le montagne? Se si potessero sopprimere cosa perderebbe la natura se non un peso che grava inutilmente sulla Terra?». Forse non c’è bisogno di arrivare al nichilismo radicale di Gilbert Burnet, che fra il 1685 e il 1686 scrisse queste parole. Né condividere lo scetticismo dei geologi del ’700, che inviati da Stati molto diversi sull’arco alpino italiano erano concordi nel non provare minima simpatia per le cime innevate, i ghiacciai (allora) perenni. Splendore dell’assoluto che per quasi tutti era semplicemente «l’apocalittica eredità del diluvio». Lo spirito illuminista che rifiuta la fascinazione delle vette, e abbandona il tabù primigenio e paganeggiante restando quantomeno indifferente alle sue arcane vertigini, è interessante almeno per un motivo anche oggi.
Spinge infatti cartografi, geologi, fisici, botanici e singolari aristocratici e borghesi a riscoprire le valli, i colli ma soprattutto le cosiddette «vie basse», che a differenza delle vie alte risulta non solo praticabile tutto l’anno ma attraversa aree segnate dalla presenza millenaria dell’uomo, più ricche pertanto di storia, di arte, di tradizioni. Non un itinerario naturalistico nell’assoluto, dunque, come l’esperienza dell’alta montagna o dei ghiacciai, ma un’immersione antropologica lungo splendide mulattiere che attraversano castagneti, boschi di latifoglie e conifere, vigneti, coltivi, prati irrigui. Un cammino vero e proprio, scandito da villaggi, ponti, cappelle, chiese, santuari, torri, castelli che si dipana talvolta lungo antichi canali o che ripercorre a tratti l’antica e importante strada romana. Il tracciato del Cammino Balteo, percorso che prende il nome dalla Dora Baltea, il fiume che attraversa tutta la regione raccogliendo le acque dei torrenti di tutte le valli laterali è estremamente vario e offre scorci inconsueti in tratti suggestivi e poco conosciuti ma improntati alla sedimentazione dell’elemento umano che, paradossalmente, è frequentato molto meno dei percorsi in quota. Dopo averlo fatto, guardando se stessi con un po’ di distacco, ci si sente usciti da un contorto itinerario ad anello che si può percorrere come magicamente in entrambi i sensi. Un’esperienza alla portata di tutti ma che trasforma, nel profondo, riconciliandosi con la vertigine delle altezze, che proteggono e sono sempre lì ad attenderci.