Quinta uscita

LA VIA FRANCIGENA
dalle Alpi a Lucca

I monti, la grande pianura, il mare:
600 km per vivere un’Italia inedita
• In bici con i figli nella bassa padana
• Arte e tradizioni tra cascine e abbazie
• Lunigiana, il regno dei buongustai

In allegato ad ogni numero la cartina inedita


Editoriale di Walter Mariotti

UN PASSO OLTRE IL GUARD RAIL

È un’esperienza che, crediamo, ciascuno di noi ha vissuto più volte nella vita. Viaggiare in auto lungo le principali arterie autostradali o a bordo di un vagone dell’Alta velocità ferroviaria e guardare dal finestrino senza mai prestare davvero attenzione a quelle decine, centinaia di chilometri di Italia che scorrono silenziosi, e per lo più – diciamocelo – monotoni, sotto i nostri occhi. Un’esperienza che comprende in particolare chi taglia in longitudine e latitudine il grande bacino dell’Italia di Centro-Nord, piana che si distende dal Piemonte no all’Adriatico, e a sud-ovest no alla barriera appenninica.

L’istinto di velocità che ha plasmato la società contemporanea, e le sue modalità di spostamento, è come se avesse ulteriormente appiattito questi orizzonti, lungo autostrade o binari che per rispondere all’imperativo del «subito» hanno tirato linee rette, domando l’irriducibilità di una conformazione orologica che no all’ultimo ha cercato di ribellarsi. La teoria di poderosi cavalcavia che attraversano in quota l’Appennino e collegano d’un balzo il Piacentino con la costa tirrenica sono l’esempio di questa vittoria della fretta umana sulla fantasiosa variabilità della natura. Così come fanno riflettere le strisce di asfalto autostradale che, tagliando gli infiniti campi coltivati e le risaie del basso Piemonte e della Lombardia orientale, rendono evidente come la modernità sia entrata come un coltello spesso impietoso nel cuore di una cultura fatta di cascine sparse, collegate da un sapiente e delicato intreccio di viottoli sterrati e di stradine rurali che ancora tessono la trama di vite che vanno a un’altra velocità.
Procedono con la lentezza estenuante del trattore.Transitando ai 130 e passa all’ora dell’auto, o spinti dai 230 all’ora dell’Alta velocità, quando capita di viaggiare da Torino alla Toscana, le risaie del Vercellese o della campagna intorno a Mortara, la dolcezza dei colli emiliani, il verde e gli sbalzi ancora aspri e selva i del passo della Cisa e della Lunigiana sono la cartolina di un’Italia cui non siamo più abituati, che pare lontanissima dai nostri ritmi e dalle nostre vite. Come se quel guard rail che separa il nostro correre da quei millenni di natura e di cultura cresciuti a braccetto fosse un ostacolo insormontabile, un confine che chiude il nostro possibile passaggio a una dimensione diversa. Il tratto della via Francigena che dal passo del Gran San Bernardo conduce no a Lucca è l’itinerario che attraversa questo cambio di dimensione. È la possibilità – accessibile a tutti, modulabile per tappe di due giorni o di un mese, servitissima di appoggi e di approdi – per mettersi alla prova con una misura diversa del nostro essere. Per recuperare quel contatto con la realtà tuttora vivissima e ricca fatta di storie, di persone, di tradizioni, di bellezze, di sapori che raccontano il meglio dell’Italia. Un’Italia che, come la vita, non può essere solo un rettilineo predeterminato, ma che esprime la sua bellezza nell’imprevisto di una svolta, nello sbalzo di un saliscendi, nell’incontro con chi ha un racconto che apre un punto di vista diverso sulla nostra quotidianità.La prossima volta che siamo sul Frecciarossa, proviamo ad alzare un attimo lo sguardo dal PowerPoint che brilla sul nostro laptop e accorgerci di quella campagna che ci corre di fianco. È lì, a un passo. Un passo che dovremmo trovare il coraggio, prima o poi, di fare.

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