Tra Abruzzo e Lazio 100 km di natura, storia e cultura:
• il ritmo antico della transumanza
• incrociare lo sguardo del lupo
• nei “canistri” le delizie della Marsica
Il Cammino dei briganti, prima ancora di essere un itinerario di viandanza, è una piccola storia modello di una terra che non si arrende all’inevitabile o, peggio, allo scontato.
Accanto e lontano da tanta filosofia salottiera sul culto del piccolo borgo, sul ritorno alle radici preurbane, sulla riscoperta della dimensione agreste e naturale di un vivere meno congestionato e più umano, inoltrandoci nel respiro di questi monti, boschi, alpeggi e paesotti tra Marsica e Cicolano, scopriamo la storia e la passione di un’iniziativa nata dal basso, rimasta sottotraccia, ma che muove già ogni anno all’incirca 3mila camminatori. O sarebbe forse più giusto chiamarli esploratori, tanto que-sto percorso sembra essere sospeso in un altro mondo. Un circuito ad anello di poco più di 100 chilometri, sette tappe per altrettanti giorni di cammino acces-sibile, senza strappi, è il filo conduttore attraverso un rosario di storie fatte di persone e di luoghi (il mitico pastore ancora dedito al ritmo della transumanza, la chiesetta antica di secoli dove un giorno di nascosto arrivò in visita Sua Santità il papa, la compagnia teatrale che attraverso il folklore riscalda le radici della storia, la coppia fuggita da Milano per reinventarsi qui una vita sognata…) che paiono a una prima lettura soggetti di un romanzo. E sono invece i testimoni di una controstoria viva.
Al di là della poesia, sono i fili conduttori di una diversa economia reale del possibile e della fiducia, non solo esempi di resistenza, ma anche e soprattutto segnali di un futuro in fieri. Questi territori storicamente cresciuti a metà tra Stato Pontificio e Regno borbonico, luoghi di confine e di conquista, è come se fossero ormai stati abituati dalla storia a giocare in difesa. A proteggersi chiudendosi. La figura del brigante, che dà il nome al Cammino e ne incarna lo spirito, è esemplare. Pericolosi banditi, per la vulgata comune (vulgata «italiana», che discende dal pensiero unico unitario di marca sabauda), partigiani ed eroi per la memoria del territorio, chiamati ad abbracciare armi e vita clandestina per difendere le comunità dall’invadenza (prima ancora che dall’invasione) dei dominatori piemontesi.
Partendo da questo radicato atteggiamento di difesa, l’idea e la pratica del Cammino (percorso ancora giovane, che ancora manca di una strutturazione assoluta, che ancora vive di progressivo miglioramento) vogliono raccontare una storia nuova. Fatta di apertura, di accoglienza, di condivisione, di emozioni, di bellezza, di sapori. Sono un mondo e un modo diverso di vivere che si raccontano, che escono dalla clandestinità brigantesca e si fanno manifesto ragionato di quelle tante Italie che hanno vissuto per decenni e per secoli fuori dalla grammatica più comune, ai margini o nell’indifferenza, e che stanno ora prendendo consapevolezza del valore della propria unicità. E scelgono di raccontarla prendendo i forestieri per mano, accompagnandoli lungo il cammino.